DISCLAIMER: siccome esprimerò un parere molto personale, comprendo bene che non sia facile che siano tutti d'accordo con me, tuttavia non siamo qui per "concordare", ma per crescere... quindi se ciò che scrivo vi fa troppo male, potrete sempre cliccare altrove, oppure chiedervi il perché generi in voi questa reazione...
Trovo veramente stomachevole, ipocrita ed assurdo che ai nostri giorni debbano ancora esserci occasioni per ricordarci l'importanza del gentil sesso, l'esigenza di non mancarle di rispetto, di evitare ogni forma di violenza su di esso... e così via!
Ed altrettanto stomachevole che il mondo cosiddetto "marziale" approfitti di un'occasione simile per riciclarsi in nuovo corsi acchiappa-citrulli ("citrulle", in questo caso).Se la donna ha una sua sacralità, non dovrebbe essere un giorno del calendario a farcelo tenere a mente: preferirei un anno solare nel quale per 354 giorni si onora lo yin e chi si è fisicamente vestita di questa specifica polarità, pure sotto il punto di vista fisico... ed un giorno - l'8 marzo - nel quale non se ne parli proprio!
In questo caso, questo concetto sarebbe divenuto CULTURALE: nel caso in cui invece abbiamo bisogno del calendario per ricordarci di qualche valore... allora è segno che siamo distanti dall'averlo fatto veramente nostro.
Ma la stessa cosa dicasi per Natale, la festa dei defunti, San Valentino... ed altre amenità simili, che per me in una civiltà matura dovrebbero semplicemente SCOMPARIRE.Che senso ha avere un giorno particolare in cui "siamo tutti più buoni", in cui "ricordiamo chi ci ha preceduto su questa terra", in cui "celebriamo l'amore verso il nostro partner"... se ciò fosse già la routine quotidiana?
Buoni oggi e torniamo carogne domani?
Rispettosi oggi, per tornare oltraggiosi domani?
Capite l'assurdità dell'incoerenza e della manipolazione che facciamo su noi stessi? Stiamo ammettendo così il nostro infantilismo...
Abbiamo pure un giorno all'anno per celebrare valori importanti, come l'8 marzo, cosa volete di più: sono ben 24 ore, 1440 minuti, 86400 secondi all'anno per condannare qualsiasi sopruso che viene fatto su una donna.
Invece, negli altri 31.500.000 (trentun MILIONI e cinquecentomila) secondi all'anno facciamo un po' ciò che ci pare, vero?!
Per quanto concerne le iniziative prettamente "marziali" dedicate alla donna, temo di intravvedere lo stesso rischio di manipolazione ed inconcludenza.
La violenza (di qualsiasi genere) nasce SEMPRE quando non si hanno modalità più costruttive di esprimere un disagio: sotto questo punto di vista, il violento è la prima vittima di se stesso... prima ancora di essere il carnefice di qualcun altro!
Se poi questa violenza viene fatta a terzi, uomini o donne che siano, è segno che mentre qualcuno non è capace di esprimere il suo disagio in modo più costruttivo... c'è qualcun altro che crede di dover essere lo sfogo del disagio altrui, salvo poi lamentarsi di come questo impatta negativamente sulla propria esistenza.
Questi sono i prodromi.
Una donna che è vittima di violenza (di qualunque genere) è una persona che non ha chiaro il proprio valore ed il suo diritto a non essere il cestino dell'immondizia dei problemi altrui; e la stessa cosa accade quando la vittima di violenza è un uomo. Non ci sono quindi "colpe", ma precise responsabilità da assumersi.
I luoghi comuni vedono le donne "più deboli" e quindi più facilmente vittimizzabili, ma questa è una storiella risibile almeno quanto falsa: le donne sono MUSCOLARMENTE forse più deboli degli uomini, ma psico-fisicamente molto più resistenti di questi ultimi, per mero esempio.
E se fossi più debole per via dei miei bicipiti NON andrei mai in un luogo nel quale mi insegnano a farmi rispettare contraendo o GONFIANDO i miei bicipiti!
Non è diventando "mascolina" che una donna può trovare rispetto dall'altro sesso, quanto comprendendo qual' è il suo posto nel mondo, il suo valore, significato e scopo. Insegnano queste cose i famosi "corsi di auto-difesa femminile"?Direi di no (ne avrò visti una ventina negli ultimi 10 anni): insegnano come scappare ad una presa, come chiedere aiuto durante una violenza, quali punti dolorosi colpire al proprio aggressore.
Dal mio punto di vista, cioè, insegnano come asciugarsi i capelli per non prendere freddo... dopo che uno è semi affogato nel Mar Glaciale Artico. NON colgono nel punto, e non per mancanza di volontà, ma di strumenti specifici e del tempo necessario.
OGNI volta che una persona ha voluto fare una qualche forma di differenza con se stessa è dovuta ricorrere ad una disciplina, un percorso, spesso della durata di ANNI (se non decenni), grazie al quale è stato/a in grado di andare ad esaminare quegli aspetti (di natura perlopiù psico-fisica) che facevano scattare delle trappole dalle quali poi era complicato uscire (come quella della violenza).
Duro da accettare, ma la violenza SUBITA è una "malattia" paragonabile alla violenza INFERTA, non è meno grave, non implica meno responsabilità... ma questo è un aspetto che - per mero buonismo - facciamo fatica a considerare ed accettare. Ci pare che "accada", senza alcuna volontà da parte della vittima, ma perché abbiamo una scarsa consapevolezza del fenomeno che osserviamo.
Ed oltretutto NON è diventando VIOLENTI a nostra volta che si può eliminare la violenza: essa non va lasciata agire sin dell'inizio, non va "contrastata".
Noi siamo "contro" un sacco di cose al giorno d'oggi: la violenza, il cancro, l'immigrazione, il governo, l'obesità, i dazi... ma cosa accade quando mi metto CONTRO qualcosa?O sono più forte io di ciò a cui mi metto contro, e - con un po' di prepotenza - lo BATTO, lo SCONFIGGO, lo ASFALTO (diventando però l'aggressivo che dico di voler "combattere"), oppure avrò la peggio: leggi questa cosa come "o perdo" o "vinco" in modo indegno, servendomi degli stessi metodi che desidererei vedere eliminati e che non approvo.
Evidente che si va incontro ad una falsa soluzione, no?
Devo invece andare alla RADICE del problema e chiedermi COSA veicola la violenza e quale incomprensione di fondo (di me e dell'altro) non è stata onorata a dovere: così si può rispondere alla violenza in modo nuovo, proattivo e - soprattuto - NON VIOLENTO a nostra volta.E questa cosa non la si fa in una lezione di auto-difesa gratuita in occasione dell'8 marzo, ma in un percorso SCELTO, mediamente non breve, pure impegnativo, supervisionato da professionisti che vedo poco operare nei corsi di Arti Marziali più comuni.
Ci sono Insegnanti di Aikido (e di Arti Marziali, più in generale) che promuovo questi corsi dai quali non mi lascerei nemmeno allacciare la cintura bianca... da tanto che sono grezzi, ignoranti, incasinati per primi loro con loro stessi!
Poi il colmo è un corso di difesa per la donna diretto da un UOMO: ma mettici una DONNA che ha già imparato a farsi rispettare... così sarà un buon esempio e potrà insegnare ad altre come lei, no?!
Se mi venisse detto che questa cose servono a "sensibilizzare" sull'argomento - nuovamente - risponderei che la toppa è peggio del buco!
Se c'è da "sensibilizzare", significa che c'è ancora POCA consapevolezza... e se è così, è segno che queste cose è ancora necessario che accadano (per quanto sia tremendo): le cose essenziali ci vengono da dentro, non perché guardiamo il telegiornale (che risulta mediamente più una cozzaglia di pattume che altro).
Prendiamo ad esempio un altro ambito: è intelligente mettere un banchetto che pubblicizza cibo sano di fronte ad un MC Donald? Forse è possibile, ma pure INUTILE... perché se entri in un fast food è segno che il cibo sano non è esattamente la tua esigenza più impellente (almeno quel giorno)!
Un altro ambito ancora: è intelligente combattere la prostituzione arrestando di notte le ragazze nelle strade di periferia... senza agire sul vero problema, che è costituito dal numero ingente dei loro clienti? NO clienti, ZERO prostituzione... tanti clienti, di sicuro qualcuno troverà il modo di far spendere i loro soldi!
Analogamente: a cosa serve pubblicizzare, sensibilizzare la cultura del rispetto (su uomini o donne, il rispetto non ha sesso, né età) in una società che non sente ESIGENZA di rispetto, ma - anzi - si lascia volentieri irretire da abitudini che con il rispetto non hanno nulla a che fare?Serve il femminicidio per far "svegliare" la popolazione al fatto che ci stiamo muovendo verso l'orlo di un precipizio sociale?
Così ci indigniamo tutti 10 minuti e poi ci giriamo dall'altra parte e ricominciamo a fare la vita di prima, senza nessun vero cambiamento sostanziale?
Sembrano domande sceme, ma se provassimo a rifletterci un attimo, comprenderemmo quanto sia imbecille offrire corsi che non servono a persone che non hanno ancora compreso di avere un problema...Quindi forse non dovremmo fare nulla? C'è una soluzione?
Si potrebbe iniziare da SCUOLA, dall'asilo forse addirittura... ed instillare una CULTURA del rispetto, che però è difficile, quanto scomoda: complicata perché va nella direzione opposta alla tendenza competitiva e materialista della nostra società... e scomoda perché se le persone avessero più cultura del rispetto - per primo quella del rispetto verso se stessi - sarebbero molto difficilmente manipolabili.
Ed a nessun Governo interessa avere cittadini poco manipolabili, anzi, più imbecilli sono e meglio si pascolano le proprie pecore. I Governi attuali (tutti) NON sono li per esprimere la volontà dei loro cittadini, ma per far si che i cittadini esprimano la volontà di chi li governa, così da avere l'autorizzazione a fare ciò che si vuole sulla pelle di questi ultimi. Ovvio che servano persone manipolabili!
Prendiamo ad esempio la pandemia: voi credete davvero che una persona che ha la cultura del rispetto (di sé) si lascerebbe vaccinare per legge (come è successo da noi agli over 50), essendo però anche obbligata a firmare un consenso che manleva da ogni responsabilità lo stesso Ente che l'ha obbligata?Se è facoltativo le responsabilità me le devo assumere io, ma se mi obblighi le responsabilità te le becchi tutte tu. Noi siamo stati prima ricattati, poi lasciati soli nelle eventuali conseguenze: vi pare un modus operandi "rispettoso"?
Credete davvero che una società che ha la cultura del rispetto acconsentirebbe alla dinamica che per acquistare un telefonino o qualsiasi device si debba accettare incondizionatamente le policy della ditta costruttrice se poi si vuole essere in grado di usarlo?
Pensate sul serio che una persona che ha la cultura del rispetto (di sé) diverrebbe cliente di una banca o di una compagnia telefonica in grado di modificare a suo piacimento ed unilateralmente il contratto che è stato sottoscritto?Questi sono tutti esempi presi dai campi più disparati, che però hanno in comune l'abuso di potere di una parte su un'altra, conseguente all'abitudine diffusa a non rispettare ed a non pretendere di essere rispettati: la violenza (sulla donna, sull'uomo, sugli animali o sulle piante) nasce da qui... dal diritto che si arroga qualcuno di poter ingerire su un altro essere senza farsi SCHIFO da solo... e senza che chi gli è attorno gli rimandi quando faccia schifo!
E si concluderebbe se l'altro essere gli dicesse un semplice "NO", con gentilezza, fermezza e determinazione allo stesso tempo: tutte le altre cose risultano un orpello.
Ma per avere FERMEZZA, GENTILEZZA e DETERMINAZIONE allo stesso tempo è necessario avere le idee ben chiare su cosa si può accettare e cosa ci risulta inaccettabile... ovvero avere CONSAPEVOLEZZA: ed è propio questa ora a mancare, e non il know how di uscire da una presa ai polsi!
E se propio vogliamo vederlo relativo ai sessi, il problema risulta duplice e concatenato: le donne devono imparare a farsi rispettare e gli uomini ad essere rispettosi... è sciocco affrontarlo solo da un versate!
Al momento quindi non se ne esce, secondo me, anche perché non se ne vuole veramente uscire, collettivamente parlando: certo che veicolare messaggi relativi al rispetto fa di certo più bene che male, ma occhio a non fare la goccia di acqua pura in un oceano di immondizia... e poi lamentarsi che i propri sforzi non mostrano grandi risultati!
Il mio contributo è diverso, non so quanto significativo, ma sicuramente DIVERSO: porto avanti corsi per chiunque 365 giorni all'anno (o poco meno), nei quali la cultura del RISPETTO e la possibilità di esplorare se stessi va ben al di là di una giornata di attività gratuita, o del sesso di chi vi partecipa.Ovvio che posso lavorare solo con chi è fortemente motivato a farlo, visto che ci vanno tempo, energie e risorse da dedicare... ma tanto con gli altri sono certo che funzionerebbe poco nulla...
Se poi i corsi di Aikido NON sono frequentati da donne, chiediamoci collettivamente il perché, oltre che fare degli open day glitterati rosa e fuxia, con pizzi e merletti...
Basta quindi "l'8 marzo = lotto e ti ammarzo", anche "l'8 m'arzo, e le 9 me risiedo": questa ginnastica non è mai stata utile a chi vuole affrontare sul serio il problema, ed anche rischiare di risolverlo.
La cultura del rispetto NON ha sesso e la consapevolezza si crea nell'ordinario, non un giorno all'anno e per una determinata fetta della popolazione.
Marco Rubatto